martedì 31 gennaio 2017

Cie: il ministro rispetti quanto dichiarato

Nel 2014, in risposta a una mia interrogazione rivolta all'allora ministro dell'Interno Alfano sulla possibile riapertura del Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca, lo stesso ministro aveva messo per iscritto che “la riapertura del centro e l'ipotesi di una sua possibile destinazione all'accoglienza dei richiedenti asilo erano oggetto di un'attenta riflessione da parte del Ministero dell'interno, che non mancherà di confrontarsi con gli organi di governo locale'': ebbene, chiedo che nelle decisioni inerenti il futuro del Cara di Grasdisca si tenga conto di quanto il governo aveva già dichiarato. Lo ricordo in un'interrogazione presentata al ministro dell'Interno specificando che parlare di un'eventuale riapertura del Cie di Gradisca comporterebbe tutta una serie di problematiche conseguenti. Nel corso del tempo, il Cie aveva ospitato non solo gli stranieri irregolari del Friuli Venezia Giulia, ma anche quelli provenienti da tutto il Nord Italia, con conseguenti problemi di sovraffollamento e negli ultimi anni di attività era arrivato a contenere anche 500 persone, oltre il doppio della sua capienza, con ricadute drammatiche sia sul territorio che sulle condizioni di vita delle persone ospitate nel centro e degli operatori responsabili della gestione della struttura. Senza contare, che sul funzionamento dei C.I.E. è attualmente in corso una Commissione parlamentare di indagine, e che in caso di riapertura il Cie si troverebbe a dover convivere con l'attuale Cara che ospita a oggi più di 400 persone, causando non pochi problemi di gestione. Per questo ben quindici sindaci dell'Isontino (Linda Tomasinsig di Gradisca d’Isonzo, Riccardo Marchesan di  Staranzano, Davide Furlan di Romans d’Isonzo, Enrico Bullian di Turriaco, Alenka Florenin di Savogna d’Isonzo, Silvia Caruso di San Canzian d’Isonzo, Igor Godeas di Medea, Elisabetta Pian di Sagrado, Alessandro Fabbro di  Farra, Cristina Visintin di Mariano del Friuli, Claudio Deffendi di Villesse, Luciano Patat di Cormons, Dario Raugna di Grado, Bruno Razza di San Lorenzo Isontino, Daniele Sergon di Capriva del Friuli) nonché i consiglieri comunali Giuseppe Cingolani di Gorizia, Silvia Altran di Monfalcone e Franco Cristin di S. Pier d'Isonzo, hanno scritto una lettera al ministero facendo presente la loro contrarietà alla ipotizzata riapertura del Cie, tanto più che al momento non è dato sapere le modalità di funzionamento degli ipotizzati nuovi Cie, né è dato sapere la durata massima della permanenza e neppure le modalità con le quali verranno rimpatriati gli stranieri identificati come illegali e non aventi diritto di protezione. Chiedo quindi al ministro «se non ritenga necessario ridiscutere l'ipotesi di riapertura del C.I.E. di Gradisca, mantenendo l'attività del C.A.R.A. e sviluppando invece forme alternative di accoglienza diffusa, così da non concentrare l'intera pressione dell'immigrazione irregolare in un punto solo del territorio, ed evitare il ripetersi di situazioni critiche che già in passato si sono dimostrate di difficile gestione nella cittadina di Gradisca e nella provincia di Gorizia».

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